venerdì 11 marzo 2011

Avrebbe che tempo è

perché dopo un post sullo spazio è il momento del tempo.


E' notizia di oggi che qualcuno è arrivato sul mio blog scrivendo "avrebbe che tempo è" su google perciò ho pensato di facilitare le cose: da oggi in poi chi cerca troverà pure qualcosa che contenga queste precise parole.
Il condizionale è un modo verbale abbastanza comune nelle lingue europee. Viene usato soprattutto per indicare un evento o situazione che ha luogo solo se è soddisfatta una determinata condizione.
La possibilità che tempo è? La possibilità, ce lo rivela anche la lingua inglese, è il futuro. E' un sacrosanto diritto, sì, però è ancora più sacrosanto il diritto al presente.
Nell'ultimo mese ho avuto poca garanzia di presente. Qualcosa o qualcuno è sempre stato lì, rivendicando il suo spazio nella mia vita.
Ora non vorrei fare l'antipatico guastafeste della situazione ma mi chiedo come mai le persone si siano prese il diritto di rivendicare il proprio spazio nella mia vita chiedendomi in che parte del mondo mi trovassi invece di rivendicare il proprio tempo nella mia vita.
Tutti mi volevano nel posto in cui non ero ed io alla fine ho ceduto: dopo mesi sono tornato nella mia città natale dimenticando le turbe che ho nell'urbe e ricordandomi che anche le turbe nascono dal nostro cattivo rapporto con il tempo più che con lo spazio.
E' che ogni volta che torno nel mio spazio passato mi accorgo che è come tornare nel mio tempo passato. La mia vita è una passeggiata che ho iniziato ventitré anni fa e all'inizio della quale mi son fatto cadere qualcosa dalle mani. Le cose che ho perso per strada sono precipitate sul fondo di un pozzo e sento sempre più viva in me la necessità di recuperarle. Sapere cosa avevo con me all'inzio del percorso mi fa ricordare sempre più dove ero diretto e scendere nel pozzo a recuperare le parti di me non illuminate dalla luce è faticoso; per ogni metro che scendo incontro animaletti schifosi e mostri che mi spaventano, perdo capacità di vedere razionalmente e ogni volta che sono sul fondo con le parti recuperate mi ritrovo bruttissimo, provato e con le ragnatele e la polvere addosso.
La prima volta che sono sceso nel pozzo avevo paura di non riuscire ad uscirne vivo, la seconda volta che sono riemerso alla luce del giorno avevo paura di non riuscire più a tornare sul fondo senza impazzire, l'ultima volta che sono finito in fondo mi ci hanno buttato e mentre cadevo ed impattavo temevo i segni che questa violenza avrebbe lasciato sul mio volto. Tornato questa volta nel mondo dei vivi o del presente - che dir si voglia - ho compreso che ogni volta che mi allontano da tutti mi avvicino a tutto il resto e che

vorrei restare sveglio
( mentre dormo )
e inspirare
( mentre espiro )


La possibilità che tempo è?
Se cedessi ogni volta e se fossi in ogni posto in cui qualcuno vorrebbe che io stessi che tempo mi resterebbe da vivere?
( perdonatemi perchè o sono nullo o sono infinito )

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