essere una lampada, una scialuppa di salvataggio o una scala
Nella realtà in cui sto vivendo, le persone stanno impazzendo. Leggono la realtà con dei filtri che io non ho più e se questi filtri sono condivisi da tutti, non solo permettono di vedere le cose diversamente ma le modificano attivamente. Quindi io mi ritrovo a guardare cose e situazioni plasmate da filtri che non posseggo più e mi sento perso.
Mi piace sempre pensare che la colpa sia dei posti o del tempo e invece non è mai davvero così.
Non è che ho certe turbe perché sono nell'Urbe in questo istante. Sarebbe uguale in altri posti e in altri momenti.
Senza filtri e gettato così nella realtà sono perso e invece di essere in balia di tutto, mi piacerebbe per una volta essere un punto fermo nella vastità del resto, essere parte della realtà come presenza immobile e magari immune, incapace di subirne gli effetti e magari necessaria per gli altri.
Mi piacerebbe essere una lampada, punto fisso e luminoso, in grado di guidare le persone a cui tengo. Mi piacerebbe essere una scialuppa di salvataggio, creata per traghettare in salvo chi sta annegando nel resto della realtà. Mi piacerebbe essere una scala che permetta a tutti di passare sopra agli ostacoli, senza dover ricorrere a vie più lunghe alternative per aggirarli.
Le uniche lampade che io conosco - però - sono quelle dei desideri.
Le uniche scialuppe che ho in mente sono quelle che non riuscirei a prendere se ci fosse un'emergenza.
Le uniche scale che ricordo sono scale mobili fuori uso e bloccate, inutili da usare.
Perso nella realtà sono arrivato ad andare in giro per questa città che fa schifo, che puzza ed è tossica per lo smog, che è paralizzata dal traffico, che è impossibile da vivere, in cui è impossibile muoversi. Perso nella realtà ho finalmente capito che sono in questo posto perché è esattamente come sono io quando non voglio darmi da fare: faccio schifo, sono nocivo a me stesso, sto come paralizzato coi miei dubbi, sono difficile da gestire se vuoi vivere con me, non riesco a muovermi.
Roma è proprio come Andrea.
Ecco perché spesso vorrei dare la colpa di tutto a questa città, quando la responsabilità di tutto è solo mia e le turbe nell'Urbe sono in realtà le turbe in Andrea.
Però sono andato in giro a vedere questa città di nuovo da vicino, per ritrovare e rivedere me e ho visto come - nonostante tutto - questa città sopravvive e resiste.
Roma resiste mentre tutto il resto la logora e il suo presente ha un problema con il suo passato, proprio come succede anche a me. Anche io però resisto a tutto, sopravvivo e ogni tanto mi rimetto in mostra, consapevole di quello che sono stato e che quindi sono ancora.
Torno consapevole, mi guardo allo specchio e imparo ad ammirare la persona che sono, la capitale di Andrea.
E' interessante vedere come tutto continua ad andare avanti, in città grandi come in quelle piccole, nonostante il caos che a volte sembra prendere il sopravvento.
RispondiEliminaAd un certo punto viene quasi da chiedersi se si sta davvero andando avanti nel tempo e/o nello spazio o se - più semplicemente - si sta solamente restando dove si è: l'eterna lotta tra tra "essere" e "stare".
Elimina