sabato 4 agosto 2012

Perso nella realtà


essere una lampada, una scialuppa di salvataggio o una scala





Nella realtà in cui sto vivendo, le persone stanno impazzendo. Leggono la realtà con dei filtri che io non ho più e se questi filtri sono condivisi da tutti, non solo permettono di vedere le cose diversamente ma le modificano attivamente. Quindi io mi ritrovo a guardare cose e situazioni plasmate da filtri che non posseggo più e mi sento perso. 
Mi piace sempre pensare che la colpa sia dei posti o del tempo e invece non è mai davvero così. 
Non è che ho certe turbe perché sono nell'Urbe in questo istante. Sarebbe uguale in altri posti e in altri momenti. 
Senza filtri e gettato così nella realtà sono perso e invece di essere in balia di tutto, mi piacerebbe per una volta essere un punto fermo nella vastità del resto, essere parte della realtà come presenza immobile e magari immune, incapace di subirne gli effetti e magari necessaria per gli altri. 
Mi piacerebbe essere una lampada, punto fisso e luminoso, in grado di guidare le persone a cui tengo. Mi piacerebbe essere una scialuppa di salvataggio, creata per traghettare in salvo chi sta annegando nel resto della realtà. Mi piacerebbe essere una scala che permetta a tutti di passare sopra agli ostacoli, senza dover ricorrere a vie più lunghe alternative per aggirarli. 
Le uniche lampade che io conosco - però - sono quelle dei desideri. 
Le uniche scialuppe che ho in mente sono quelle che non riuscirei a prendere se ci fosse un'emergenza. 
Le uniche scale che ricordo sono scale mobili fuori uso e bloccate, inutili da usare. 
Perso nella realtà sono arrivato ad andare in giro per questa città che fa schifo, che puzza ed è tossica per lo smog, che è paralizzata dal traffico, che è impossibile da vivere, in cui è impossibile muoversi. Perso nella realtà ho finalmente capito che sono in questo posto perché è esattamente come sono io quando non voglio darmi da fare: faccio schifo, sono nocivo a me stesso, sto come paralizzato coi miei dubbi, sono difficile da gestire se vuoi vivere con me, non riesco a muovermi. 
Roma è proprio come Andrea. 
Ecco perché spesso vorrei dare la colpa di tutto a questa città, quando la responsabilità di tutto è solo mia e le turbe nell'Urbe sono in realtà le turbe in Andrea. 
Però sono andato in giro a vedere questa città di nuovo da vicino, per ritrovare e rivedere me e ho visto come - nonostante tutto - questa città sopravvive e resiste. 
Roma resiste mentre tutto il resto la logora e il suo presente ha un problema con il suo passato, proprio come succede anche a me. Anche io però resisto a tutto, sopravvivo e ogni tanto mi rimetto in mostra, consapevole di quello che sono stato e che quindi sono ancora. 
Torno consapevole, mi guardo allo specchio e imparo ad ammirare la persona che sono, la capitale di Andrea.

2 commenti:

  1. E' interessante vedere come tutto continua ad andare avanti, in città grandi come in quelle piccole, nonostante il caos che a volte sembra prendere il sopravvento.

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    1. Ad un certo punto viene quasi da chiedersi se si sta davvero andando avanti nel tempo e/o nello spazio o se - più semplicemente - si sta solamente restando dove si è: l'eterna lotta tra tra "essere" e "stare".

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