domenica 4 settembre 2011

Ricordiamoci sempre dei pesci fuor d'acqua

illuminazione per idioti



"Ora, quel che conta è il trasloco a deciderlo. E non sai già più dove metterti." Canzone che sto ascoltando in loop tra un pacco e l'altro, scatoloni alti che si innalzano nel nulla come fossero grattacieli cresciuti nelle campagne, prima che arrivi tutto il resto della civiltà. Me ne sto andando, sto cambiando casa, traslocare è un po' come morire e poi rinascere.
Nell'ultima notte al Pigneto, dei ladri mi hanno svegliato e ho avuto paura. Paure, l'estate le regala a mani piene, regala frustrazioni e paure.
Ora che non sono nell'Urbe riesco, invece, a guardare con distacco a questi primi tre anni in questa città, faccio bilanci universitari, misuro il futuro e sbaglio, sbaglio di nuovo. Mi sento un po' a disagio, pesante, con le spalle pesanti come se sopra ci avessi messo un carico troppo grosso da sopportare ancora. Ogni tanto allora mi sveglio, apro gli occhi inorridendo e mi scrollo di dosso tutto, come un cane che cerca di liberarsi dall'acqua dopo essere stato in un pantano. Questo ultimo mese è stato davvero critico per me e quando alludo alla critica intendo l'etimo antico "krinein" cioè separare e distinguere. Ho separato e distinto tutte le cose della mia vita, ho distinto come stavo da come sto e come starò, ho inscatolato e sigillato tutto, come se avessi fatto un patto con me, un patto ormai definitivo.
Io ballo da solo, da solo finisco, da solo rinizio il viaggio.
Nel momento di cambiamento mi sono fatto prendere dalle ansie e a tratti anche dal panico ma adesso sono di nuovo pronto a guardarmi allo specchio, guardarmi fiero di me, di come faccio quello che riesco a fare, di come dimostro i miei ventiquattro anni e delle bandiere che porto sempre con me.
Adesso sono tanto deciso a riprendere in mano per l'ennesima volta la mia vita e a rimettermi in gioco senza riserve, a riniziare a costruire la mia casa in un altro posto e dopo cinque traslochi dovrei avere non dico imparato, ché non s'impara mai, ma almeno avere ormai un briciolo d'esperienza in grado di farmi sopravvivere a tutto.
Non importa più se ho avuto frustrazioni o rabbie da questa estate, se ho avuto situazioni spiacevoli e tormenti inutili. Ormai è tutto inutile, non conta nulla.
Sono tornato qui da mia madre, ci siamo parlati con non è mai successo, abbiamo scavato e trovato e riappianato. Non dobbiamo costruire un grattacielo, come quello di pacchi e scatoloni che era in camera mia prima del trasloco. Non ci servirà costruire un grattacielo nelle nostre campagne, con tutto il nulla intorno.
Ci basta una casetta in cui ripararci se non abbiamo altri posti del cuore nei quali rifugiarci.
Ci basta sapere che una baracca in cui stare, se tutto va male, c'è. Magari non la useremo mai.


È che in questa estate mi sono sentito quasi sempre un pesce fuor d'acqua e sono stato male.
Male finché non mi sono ricordato che i pesci fuor d'acqua divennero anfibi.

3 commenti:

  1. è diventato il mio nuovo motto:
    ricordiamoci sempre che i pesci fuor d'acqua divennero anfibi! ;) grazie a te!

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  2. l'evoluzione a me mette un po' ansia. Ha portato agli esseri umani. Speriamo non si arrenda.

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